martedì 29 gennaio 2013

SM 3522 -- La lunga linea bianca -- 2013

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Ricordate il film di John Ford del 1955 “The long gray line”, tradotto in italiano come “La lunga linea grigia” ? La lunga fila grigia era quella degli allievi dell’accademia militare americana di West Point e a me è sempre venuto in mente di far parte anch’io di una “lunga fila bianca” di chimici in camice bianco, quelli che mi hanno preceduto, persone che in parte ho conosciuto, di cui ho sentito parlare, i cui nomi ho trovato associati a qualche reazione o apparecchiatura o libro. Credo che quella del chimico sia una delle poche professione in cui “l’arte” viene trasferito attraverso i decenni mediante l’insegnamento diretto o quello indiretto offerto dai libri e dalle riviste.

Qualsiasi chimica o chimico, laureato o diplomato, che lavori nelle Università o insegni nelle scuole, o si occupi di analisi del latte o del petrolio, o operi nei laboratorio dei servizi di igiene, o negli zuccherifici o nelle fabbriche, dovunque sia, si porta dietro l’eredità di migliaia di altri camici bianchi che si sono comportati come lui.

Chi vuole sapere qualcosa dei suoi antenati chimici italiani ha ora l’occasione di soddisfare la sua curiosità grazie al lavoro fatto dal prof. Gianfranco Scorrano dell’Università di Padova che ha messo in rete le biografie, in gran parte tratte dai necrologi, di oltre seicento chimici italiani, come apparvero nelle riviste chimiche del passato: http://www.chimica.unipd.it/gianfranco.scorrano/pubblica/la_chimica_italiana.pdf

Molti sono i necrologi tratti dal “Giornale di Chimica Industriale ed Applicata”, pubblicato a partire dal 1919 e poi divenuto, dal 1935, “La Chimica e l’Industria”, giornale ufficiale della Società Chimica Italiana. La lettura delle biografie dei chimici permette di dare uno sguardo ad un secolo e mezzo della stessa storia d’Italia, passata attraverso due guerre mondiali, il fascismo e la Resistenza, l’attuale età repubblicana. I nomi di molti chimici sono quelli di autori di testi su cui hanno studiato e si sono documentate intere generazioni, come “il Bruni”, “il Molinari”, “il Villavecchia”, il grande dizionario di Merceologia e di Chimica Applicata, le enciclopedie scritte da Michele Giua in parte durante la carcerazione imposta dal regime fascista all’autore, attivo nella Resistenza..

Alcuni chimici erano Ebrei e sono stati allontanati dal loro insegnamento o dal lavoro in seguito alle infami leggi razziali del fascismo. Alcuni si sono adattati o hanno collaborato col fascismo. Alcuni chimici come Avogadro, Ciamician, Betti, Ginori Conti e altri, sono stati nominati senatori in tempi in cui era il re a nominare i componenti del Senato, persone che avrebbero portato in Parlamento le loro competenze scientifiche.

In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia qualcuno aveva proposto di ricostruire la presenza dei chimici in Parlamento, ma il progetto è abortito. A dire la verità dopo la Liberazione la presenza di chimici alla Camera o al Senato non è stata abbondante, benché le due Camere discutano continuamente norme in cui “la chimica” è sempre più presente, dalle leggi per la lotta all’inquinamento a quelle sulla qualità dei prodotti alimentari, cosmetici e industriali. E di chimica si parla sempre più spesso anche nei grandi mezzi di comunicazione, talvolta con asinate che vengono da chi pretende di parlare di chimica senza saperne niente.

A chi vuole sapere di più sulla storia dei chimici raccomando anche la monumentale raccolta di scritti del prof. Luigi Cerruti dell’Università di Torino http://www.minerva.unito.it/Storia/Storia_Indice.htm e le commemorazioni, apparse in molte riviste italiane dal 1895 al 1918, di 55 chimici italiani raccolte dalla prof. Nicoletta Nicolini dell’Università Roma La Sapienza in: http://w3.uniroma1.it/nicolini/0_elenco.html.

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